Che cos’è l’archiviazione elettronica?
L’archiviazione elettronica è una metodologia di conservazione di uno o più file su un qualsiasi supporto informatico, tra questi troviamo:
- desktop;
- notebook;
- tablet;
- smartphone;
- hard disk esterni;
- NAS (Network Attached Storage);
- Server;
- Cloud;
- Chiavette USB.
L’archiviazione elettronica viene spesso confusa con la conservazione sostitutiva a norma; quest’ultima è una procedura regolamentata dal Legislatore, deve rispettare determinate caratteristiche organizzative, funzionali e tecniche e deve essere effettuata da un soggetto che sia pubblicamente accreditato e certificato.
Storia
Qui di seguito, trovi una veloce panoramica sull’evoluzione dei supporti per l’archiviazione digitale
Data l’enorme quantità di informazioni storiche, difficili da raccogliere e catalogare per anno di creazione e sviluppo, partiamo dal 1900.
Schede preforate
Intorno al 1940, furono sviluppate delle schede preforate, utilizzate per i primi calcolatori elettromeccanici; queste schede permettevano di salvare i dati dell’ultima sessione di lavoro (vedi la macchina di Turing).
Erano di cartone e la posizione dei fori segnalava al calcolatore la presenza di un dato.
Nel 1950, il foglio forato fu sostituito dal nastro magnetico (mastro in materiale plastico ricoperto da ossido magnetico); aveva una capacità di circa 2000 schede forate, 128 caratteri per pollice, per bobine lunghe dai 2.400 piedi ai 4.800 piedi con una velocità di trasmissione dei dati pari a 12.800 caratteri al secondo (velocità lineare era di 100 pollici al secondo).
Hard-disk
Poco prima del 1960, fu introdotto sul mercato l’hard-disk (disco rigido). Erano dei supporti a forma di disco ricoperti di materiale magnetico e venivano fatti girare a grande velocità (la velocità di un HD ad oggi è un elemento determinante per valutare la velocità di un device). A differenza del nastro, l’HD permetteva una non sequenzialità per il salvataggio dei dati e la capacità del prototipo con 50 dischi era pari a 5Mb (paragonabile a 23 nastri magnetici) per 24 pollici di diametro (0 centimetri circa).
Floppy disk
Agli inizi del 1970, vennero lanciati sul mercato i floppy disk (mix materiale plastico e magnetico), meno performanti rispetto al HD. I primi supporti contenevano solo 80 Kb e, negli anni, furono evoluti fino a contenere 120 Mb (poco diffusi per l’elevato costo di produzione ed utilizzo per le macchine di allora). Il formato nativo era di 8 pollici (20 cm) poi lo sviluppo di questo supporto si fermò alla dimensione minima di 3½ pollici.
CD-ROM
Il 1990 fu l’era dei CD-ROM (compact disk ready only memory), i primi contenevano poco meno di 700 MB (paragonabile a 486 floppy disk da 1,44 Mb).
I CD-ROM non durarono molto ma furono gli artefici del loro stesso sviluppo; dopo circa 5 anni furono introdotti i DVD (digital versatile disc) e i primi modelli potevano contenere dati per 4,7 Gb (paragonabile a circa 7 CD-ROM). Sia i CD-ROM che i DVD ebbero una breve parentesi di riutilizzo; i primi modelli non si potevano riscrivere (la riscrittura del supporto non era illimitata e ad ogni ciclo si perdevano dei cluster). Gli ultimi DVD sul mercato avevano una capacità di 25 GB distribuita sui due lati e la loro produzione era molto costosa.
DVD
L’era dei DVD (Digital Versatile Disc) durò circa 10 anni e si accavallò con l’arrivo della prima chiavetta USB che poteva contenere poco meno di 8 Gb. Grazie alla loro versatilità, perché plug and play, si diffusero subito. Le attuali chiavette USB permettono una capacità di memorizzazione paragonabile a 140 DVD (2 Tb); anche le chiavette USB hanno un ciclo di vita limitato al numero di operazioni che ad oggi si aggirano sui 10Mln.
Le chiavette USB sfruttano le memory flash con interfaccia USB.
Cloud storage
Eccoci arrivati ad oggi: il cloud. Sono computer adibiti solo alla conservazione dei dati messi a disposizione nella rete web. A differenza dei supporti fisici, che incidono sulle spese operative, l’uso del cloud incide sulle spese dei servizi.
La capacità del cloud dipende dal fornitore del servizio.