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Che cos'è il P2B?

Platform to Business

Il P2B (Platform to Business) è uno strumento di tutela per le aziende che voglio utilizzare gli spazi digitali offerti dalle aziende digitali; in sostanza è una tutela per la mediazione del business.

Nasce con l’obbiettivo di tutelare le aziende che si avvalgono dei servizi on-line, come le piattaforme di commercio elettronico e che, nei confronti dei gestori di questi mercati digitali, risultino parte debole proprio come lo può essere un consumatore nel settore de B2C (Business to Consumer).

In materia, è intervenuto il Parlamento Europeo con il Regolamento art. 12 UE 0219/1150 che ha fornito delle regole sulla mediazione nel P2B tra le grandi aziende internazionali (Amazon, Facebook, Google, Booking, ec.) e le PMI (Piccole Medie Imprese) a tutela di quest’ultime.

La decisione di intervenire, da parte del Parlamento Europeo, è stata dettata dall’esigenza dei propri Stati membri superare i confini dei mercati territoriali per essere sempre più in linea con l’attuale realtà del web.

Il Parlamento Europeo sta cercando lentamente di normare il mercato unico attraverso le proprie regole, per andare oltre le competenze e la legislazione dei singoli Stati membri. Questo mercato, spesso, è ostacolato dalla relativa giurisdizione dei singoli Stati Europei, nata ancor prima che si parlasse di mercato unico.

Normativa europea

Il regolamento per il P2B è fondamentale e permette di definire il rapporto commerciale tra la piattaforma digitale e l’inserzionista:

  • negozi che hanno una vetrina su Amazon, Ebay, Alibaba, ecc.;
  • strutture ricettive turistiche che utilizzano ad esempio Booking, Venere, Facebook, Kayak, TripAdvisor, Gotels.com, Expedia, ecc.;
  • strutture per la ristorazione che utilizzano ad esempio OpenTable, Deliveroo, Glovo, JustEat, ecc.;
  • liberi professionisti che si propongono sulle apposite app;
  • app con il consenso alla geolocalizzazione che forniscono una serie di servizi svolti da liberi professionisti in una determinata area.

Da qualche anno, i gestori del market-place si sono affidati alla IA; usano l’intelligenza artificiale basata su algoritmi che si sviluppano in funzione di comportamenti digitali monitorati.

Qui di seguito vi citiamo alcune delle maggiori aziende di servizi d'interazione:

  • Amazon;
  • Apple;
  • Microsoft;
  • Uber;
  • AirBnB;
  • Paypal;
  • Google;
  • Twitter;
  • eBay;
  • Facebook;
  • Sony Playstation;
  • Visa;
  • Mastercard;
  • GrubHub;
  • Uber Eats;
  • DoorDash;
  • e tanti altri.

Questa situazione, ha portato all’automatismo generico, con conseguenze negative per gli inserzionisti: chiusura di account, vetrine, pagine dedicate, prodotti esclusi o annunci non performanti.

Di fatto, con gli automatismi dei market place, gli inserzionisti sono diventati la parte debole nel rapporto commerciale, costretti ad accettare tali condizioni pur di adempiere al concetto di essere presenti.

Il regolamento P2B non è ancora obbligatorio ma fortemente consigliato in quanto obbliga ad inserire nei termini contrattuali più figure professionale (mediatori) incaricate di analizzare le vertenze tra piattaforme, inserzionisti/venditori e acquirenti.

Non si applica al peer-to-peer (rete informatica nella quale il computer dell’utente viene contestualmente utilizzato come client e come server); ai pagamenti online e alle pubblicità online (se non c’è relazione commerciale con il consumatore).

Il mediatore

Per mediatore si intende una figura imparziale tra le parti, che ponga fine alla controversia (conciliazione).

La normativa da libera scelta al fornitore e/o gestore di individuare il mediatore che nei fatti, potrebbe essere un fornitore di servizio per il fornitore e/o gestore del market, quindi a lui legato economicamente e non più imparziale.

È bene approfondire e leggere attentamente i termini e le condizioni contrattuali prima di accedere ai servizi online al fine di evitare eventuali inaspettate controversie.