Costo storico
È il costo sostenuto per l’acquisto di un bene.
Valutare, o stimare, un bene significa attribuire a quel bene un dato valore per questo occorre tenere conto di tutte le caratteristiche del bene e sintetizzarle in un’espressione monetaria.
Ad un bene possono essere attribuiti valori diversi a seconda:
- del momento in cui la valutazione viene effettuata;
- del luogo in cui la valutazione viene effettuata;
- dell’impiego del bene;
- della persona che effettua la valutazione.
Gli elementi patrimoniali sono soggetti ad una valutazione, generalmente, soggettiva, anche il capitale netto (differenza tra elementi attivi e passivi) ha un valore relativo.
Esiste anche criterio del costo storico ridotto delle quote di ammortamento in cui il valore dei beni, destinati a cedere la loro utilità in lunghi periodi di tempo, tendono a diminuire col trascorrere del tempo per due cause:
- logorio fisico;
- obsolescenza (superamento tecnologico).
Nelle immobilizzazioni materiali (beni materiali tangibili) e immateriali (beni non tangibili) la diminuzione di valore è commisurata al processo di ammortamento perché il criterio del costo storico viene diminuito dell’ammortamento in base alla diminuita utilità del bene.
Dal costo storico è possibile determinare il criterio del costo storico rivalutato che si determina quando un bene è stato acquistato in tempi molto lontani, soprattutto nei periodi di inflazione elevata, il costo storico non rappresenta il reale valore del bene. Infatti, esso, esprime il valore pagato con una moneta che aveva un potere di acquisto maggiore rispetto a quella attuale. In questi casi si può pensare di rivalutare il valore del bene applicando, al costo storico, un coefficiente che indichi quante volte la moneta si è svalutata.
Oltre al criterio del costo storico ci sono il:
- criterio del valore nominale: è il valore oggettivo e certo stampato sul denaro o quello scritto sulle cambiali (denaro esistente in cassa, gli assegni);
- criterio del presunto valore di realizzo (o presunto valore di estinzione): è utilizzato per la valutazione dei crediti si differenzia dal “valore nominale del credito” perché possono essere concessi sconti, abbuoni, ribassi e può essere ridotto per il timore che si verifichino delle insolvenze da parte dei creditori;
- criterio del presunto valore di estinzione: è usato nella valutazione dei debiti si differenzia dal “valore nominale del debito” perché possono essere concessi sconti, abbuoni, ribassi;
- criterio del presunto valore di vendita: consiste nel valutare un elemento del patrimonio in base al presunto ricavo che si conseguirà della sua vendita, al netto di eventuali spese sostenute in relazione alla vendita (spese di vendita, di consegna, provvigioni ad agenti, ribassi e sconti);
- criterio del prezzo corrente: consiste nel valutare un bene in base al prezzo corrente (Borse Merci) al quale vengono scambiati sul mercato (Borse Valori) dei beni analoghi;
- criterio del costo di riproduzione o di riacquisto: il bene viene valutato in base (apportati dal proprietario dell’impresa o dai soci della società quindi non destinati alla vendita) al costo che oggi l’impresa dovrebbe sostenere se si dovesse produrre o acquistare il bene;
- criterio del costo di sostituzione o di rimpiazzo: consiste nel valutare il bene al costo che deve essere sostenuto per sostituire un bene vecchio, logoro e obsoleto con uno nuovo, in grado di svolgere la stessa funzione nel processo produttivo aziendale, tenendo conto anche del progresso tecnico.