ZIRP
Zero Interest Rate Policy
Politica del tasso di interesse a zero
È un acronimo usato per esprimere un concetto macroeconomico con cui si descrivono condizioni economiche che hanno un tasso di interesse nominale (tasso di interesse indicato su un prestito o investimento, senza alcun aggiustamento per l’inflazione) molto basso ed è considerato uno strumento di politica monetaria non convenzionale (tassi di interesse sono pari o prossimi allo 0% e si teme la deflazione o si sta verificando una deflazione) e può essere associato a una crescita economica (aumento o miglioramento del valore di mercato, corretto per l’inflazione, dei beni e dei servizi prodotti da un’economia in un anno finanziario) lenta, deflazione (processo di diminuzione del potere di acquisto) e riduzione (percentuale di debito nel bilancio di una singola entità economica) della leva finanziaria.
In questo scenario la Banca centrale mantiene un tasso di interesse nominale dello 0% perché non è più in grado di ridurre i tassi di interesse nominali ed è per questo che la politica dello ZIRP è strettamente correlata al problema della trappola della liquidità (situazione, descritta nell’economia keynesiana, dove quasi tutti preferiscono detenere contanti piuttosto che detenere un debito finanziario) che frutta un tasso di interesse così basso, in cui i tassi di interesse nominali non possono essere adeguati al ribasso in un momento in cui i risparmi superano gli investimenti.
In questo scenario, di norma, una politica finanziaria ottimale che potrebbe essere intrapresa dai Governi centrali è quella di stimolare il mercato (vedi ad esempio il Quantitative easing) investendo (con il rischio di creare debito) per coprire l’intero output gap che in economia, corrisponde alla differenza tra il PIL (Prodotto Interno Lordo) effettivo e quello potenziale (livello di PIL massimo raggiungibile stabilmente da un sistema economico).