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Economia politica

Rientra nell’ambito delle scienze sociali (studio delle società) che si occupano dei metodi con cui il consumatore usa poche risorse per soddisfare molte esigenze.

Lo studio sull’attività del consumatore rientra nella sfera dei rapporti economici e si distingue tra:

  • macroeconomia: studio delle relazioni che intercorrono tra quantità globali o grandi aggregati (reddito nazionale, investimenti, risparmio);
  • microeconomia: analizza il comportamento delle singole unità economiche (consumatori, imprenditori ecc.) e di dedurre da esse una teoria della formazione degli aggregati economici (in particolare domanda e offerta aggregate) e dei prezzi dei beni.

L’economia politica è nata in età moderna (studio del periodo che va dal XV secolo, con la caduta di Costantinopoli e la scoperta dell’America, all’inizio del XIX secolo, con il Congresso di Vienna e la Restaurazione del 1815) e favorita dall’aumento delle contrattazioni internazionale.

Gli studi, inizialmente, si concentravano sui concetti di moneta, commercio e scambi esteri in quanto le teorie mercantilismo dell’epoca identificava la ricchezza di un Paese con la quantità di moneta e di metalli preziosi disponibili e questo suggeriva le politiche economiche (misure che i governi utilizzano per gestire la loro economia) da adottare per promuovere le esportazioni e limitare le importazioni.

Dopo l’epoca della teoria mercantilistica si passò al cameralismo (insieme di dottrine riguardanti la pubblica amministrazione e l’economia politica, nel complesso dette ‟scienze camerali”, che si svilupparono in area germanica tra XVII e XVIII secolo), ai fisiocratici (solo l’agricoltura è infatti in grado di produrre beni, mentre l’industria si limita a trasformare e il commercio a distribuire), alla economia politica classica (spiegare il processo di sviluppo economico, della società o della nazione e non più del sovrano o dello Stato, in un contesto storico materiale di rivoluzione industriale e di affermazione del capitalismo) che prestava attenzione alla produttività e al lavoro necessario alla produzione considerando i rapporti tra le classi sociali (proprietari terrieri, capitalisti e lavoratori) per lo studio del funzionamento del sistema economico (rete di interdipendenze e interconnessioni tra operatori o soggetti economici che svolgono le attività di produzione, consumo, scambio, lavoro, risparmio e investimento per soddisfare i bisogni individuali e realizzare il massimo profitto, ottimizzando l’uso delle risorse, evitando sprechi e aumentando la produttività individuale anche diminuendo il costo del lavoro).

Dopo la depressione del 1929 ci fu un intervento pubblico nell’economia per garantire l’occupazione che pose l’attenzione agli aggregati economici (il prodotto nazionale, l’ammontare complessivo dei consumi e degli investimenti ecc.) che costituiscono oggi l’oggetto di studio della macroeconomia.

Ad oggi l’economia politica è una scienza sociale in evoluzione in quanto si sono avviati dei processi formativi di diverse scuole di pensiero ai quali hanno contribuito sia lo sviluppo di nuovi strumenti analitici sia l’esigenza di affrontare problemi quali l’inquinamento, il possibile esaurirsi delle risorse naturali e la globalizzazione.